BLUE
NOTE "due parole magiche dense di significati"
Le
note blu, caratteristiche del blues, il canto dei neri,
carico di sentimento e intriso di malinconia, sono da sempre
dietro alle origini del jazz. Si dice per gustare il jazz
bisogna prima essersi nutriti di blues, un genere musicale
nato in America nella seconda metà del XIX secolo, dopo
la guerra di Secessione e l'abolizione della schiavitù.
La sua consacrazione ufficiale risale a mezzo secolo più
tardi, quando, il 14 febbraio 1920 a New York, la cantante
nera Mamie Smith incise per la casa discografica Okeh, un
brano intitolato Crazy Blues. Fiumi d'inchiostro hanno riempito
migliaia di pagine intorno a questo termine di difficile
traduzione, che sottintende un'infinità di significati.
Su
ogni dizionario o enciclopedia specializzati, ci sono pagine
e pagine sotto la voce blues. Lucino Federighi, il più autorevole
esperto italiano di blues, laureato in letteratura anglosassone,
nel 1981 ha pubblicato la sua tesi di laurea nel volume
Blues nel mio animo (Oscar Mondadori). Blue Note è stata
anche una storica e gloriosa etichetta discografica, fondata
nel gennaio del 1939 a New York dal giovane berlinese Alfred
Lion, all'indomani del celebre concerto From Spiritual to
Swing del 23 dicembre 1938 alla Town Hall di New York che
segnò l'inizio della Swing Era.
Il
catalogo della Blue Note è ricchissimo d'incisioni di grandi
artisti anche dell'era bebop: Bud Powell, Tad Dameron, Fate
Navarro, Art Blakey, James Moody, Horace Silver, Clifford
Brown e tanti altri in seguito, tra i quali Miles Davis,
Sonny Rollins, Herbie Hancock, Wayne Shorter, Joe Henderson,
tanto per citare solo alcuni dei più noti. Blue Note, infine,
e qui entriamo nell'attualità, è una catena di jazz club
storici (Chicago, New York, Philadelphia) dove nel 1954
suonò Charlie Parker, e Parigi che tra il 1958 e il '68
presentò i migliori musicisti e cantanti moderni da Sarah
Vaughan a Bud Powell, da Kenny Clarke a Stan Getz, Dexter
Gordon, Chet Baker. Ricostituita in studio nel 1968 il Blue
Note parigino fece da scenario per il famoso film di Bertrand
Tavernier Round Midnight, premiato alla Mostra del Cinema
di Venezia.
Dal
1981 l'israeliano Danny Bensusan ha voluto ricreare una
nuova catena di jazz club con il nome celebre di Blue Note
creando il primo di questi nuovi locali a New York in pieno
Greenwich Village, dove hanno suonato tutti i più grandi
jazzisti: da Dizzy Gillespie a Hoscar Peterson, dal Modern
Jazz Quartet a Wynton Marsalis. Dopo un inizio stentato
vennero i grandi successi e quindi lo sbarco in Giappone,
prima a Tokyo poi a Osaka, Fukuoka e Nagoya. I giapponesi
sono molto interessati al jazz e le loro incisioni discografiche
che, oltre a ristampare buona parte del repertorio classico
moderno, pubblicano molti concerti registrati live, sono
assai ricercate sui mercati di tutto il mondo.
Prima
testa di ponte dei Blue Note di Bensusa in Europa è stata
Milano: il 19 marzo u.s., con una serata ad inviti si è
inaugurato il primo Blue Note in Italia. A suonare era il
quartetto del pianista americano Chick Corea che si dichiara
di origini italiane, ama molto il nostro paese e si è divertito
partecipando all'ultimo disco di Adriano Celentano. Hanno
fatto seguito in cartellone Branford Marsalis e Jimmy Scott.
In chiusura di marzo, Nicola Arigliano ha inaugurato la
partecipazione degli artisti italiani ai quali sono riservati
i lunedì. In aprile si sono esibiti McCoy Tyner trio, Paolo
Fresu quintet, Abbey Lincoln, Flavio Boltro "Quartetto",
Lou Donaldson/Dr. Lonnie Smith, Doctor 3, Tania Maria e
Pat Martino.
Una
programmazione, come si vede, di assoluto primordine. Ma
per saperne di più digitate http://www.bluenote.net
e http://www.bluenotemilano.it
e… buon divertimento!
Paolo
Padula
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