Se i suoni originali
del tempo del primo Ottocento sono perduti, ciò non
è per i criteri esecutivi dell'epoca che si sono
prodigiosamente conservati su cilindri di legno destinati
ad azionare organi meccanici dell'epoca borbonica (1810
ca - 1850 ca). Sui cilindri sono infisse delle punte metalliche
(o delle strutture a ponte metallico) che sono tutte in
grado di riprodurre sull'organo delle note tenute o non
tenute.
Destinate a rallegrare gli ambienti della Reggia di Caserta,
si trovano ancora oggi due organi di piccole dimensioni
(alti ca. 150 cm.) che, secondo un esperto viennese, il
dott. Helmut Kowar, il costruttore Anton Bayer, anche lui
di Vienna, potrebbe essere rimasto molti anni a Caserta
per allestirli e per preparare tutti i cilindri.
E' inoltre probabile che sia ivi sepolto.
Questi due organi furono costruiti per il piacere della
Reggia ma, in effetti sono ben al di là del rappresentare
un piacevole divertimento: essi costituiscono dei veri prodigi
di meccanica musicale e d'ingegneria. Ma, soprattutto, essi
sono la testimonianza di una prassi musicale ormai perduta.
Una spiegazione approfondita deve muovere dalla consuetudine
austriaca di costruire piccoli organi che suonavano in completo
automatismo. Mozart, Haydn, Beethoven e tanti altri scrissero
delle composizioni appositamente per questi deliziosi strumenti.
Essi erano azionati da un cilindro sul quale erano affisse
delle punte (o dei ponti metallici), ognuna delle quali
corrispondeva ad una nota. Secondo il linguaggio moderno,
l'organo era l'«hardware» e il cilindro era
il «software». Le vicende dei due organi di
Caserta appaiono del tutto eccezionali:
1) i piccoli organi a cilindro dell'epoca di Mozart e di
Haydn erano dotati di un solo cilindro, talora anche di
tre, o più.
I due organi di Caserta sono corredati di ben 127 cilindri,
ognuno dei quali ha una durata di circa 5 minuti.
2) Ognuno di questi cilindri fu preparato dagli artigiani
della ditta Bayer e presenta - in molti casi - musica sconosciuta
e forse non più reperibile negli archivi.
L'arco temporale di queste composizioni sembra stendersi
tra il 1810 e il 1850. Ognuno dei cilindri non va considerato
come un fatto ludico, bensì come una testimonianza
viva della storia della musica: se infatti in quei decenni
non era ancora conosciuto il grammofono, tuttavia ognuno
di quei cilindri fornisce informazioni precise sui criteri
esecutivi del tempo, soprattutto sugli abbellimenti.
Due studi pubblicati in America e in Inghilterra fanno il
punto della situazione. Essi sono:
1) Mechanical Musical Instrumentes as a Source for the study
of Notes Inegales, di David Fuller - Musical Box Society
International, Cleveland 1979.
2) Rigid Nation by Arthur Ord Hume - What is it? In Rivista
The Music Box - primavera 1998 - Londra.
Queste testimonianze su cilindro sono talmente preziose
da meritare una loro trascrizione su pentagramma. Esistono
oggi, macchine in grado di copiare i cilindri consentendo
così di eseguire le musiche su altro organo a tastiera,
oppure sui sistemi che azionano strumenti elettronici di
vario genere.
Con quei 127 cilindri siamo di fronte ad una enorme quantità
di materiale prezioso, una testimonianza, una prassi esecutiva
dell'epoca, che nessuno conosce e che si è miracolosamente
salvata. Una volta accertato che quei cilindri sono documenti
storici autentici, corre il dovere di dire che ognuna di
quelle esecuzioni rappresenta una vera emozione all'ascolto:
dopo il restauro dei due "hardware" che dei 127
"software", saranno all'azione due veri meccanismi
ricchi di teatralità, la cui parte più visibile
sarà il cilindro rotante e la sua ventola stabilizzatrice
(detta anche freno ad aria). Si tratta di un meccanismo
ad orologeria ad alta precisione: la rotazioni normale di
uno di quei cilindri dal diametro di pochi centimetri durerebbe
circa un minuto se il meccanismo non fosse concepito con
una rotazione elicoidale (a spirale) che gli consente di
utilizzare tutta la lunghezza del cilindro attraverso piccoli
spostamenti progressivi, raggiungendo così una durata
di 5 minuti ognuno e oltre.
Affinché il materiale possa essere fruibile occorre
un restauro dei due strumenti e dei 127 cilindri. Se i cilindri
non sono stati (fortunatamente) mai considerati, invece
i due organi furono oggetto oltre 10 anni orsono di un "restauro"
sbagliato compiuto da personale incompetente. Occorre di
nuovo restaurare i due strumenti e - operazione ben più
lunga - verificare i cilindri, raddrizzandone le punte (se
storte) o ricollocarle (se cadute); in più è
fondamentale verificare la regolare rotazione dei cilindri
e - credo nella maggior parte dei casi - rettificarla. Per
il restauro dei due strumenti e di tutti i cilindri credo
che sia opportuno rivolgersi a specialisti assoluti. E'
stato già convocato uno specialista assoluto come
il dottor Helmut Kowar di Vienna.
Sottolineo che il restauro dei due organi e dei cilindri
potrebbe avvenire attraverso i canali istituzionali europei.
Il "ritorno di immagine" dell'operazione sarà
importantissimo e non solo per musicisti e musicologi. Il
lavoro da compiere è assai intenso e richiederà
alcuni anni se sarà fatto in toto.
Faccio notare che i due strumenti ed il loro corredo sono
del tutto sconosciuti. Nel 1954 Cesare Valabrega gli dedicò
un articolo (generico e non informativo) sulla rivista del
Teatro alla Scala ma, da allora nessuno più si è
occupato della vicenda che è opportuno riprendere
e definire.
Antonio Latanza
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