XVIII
FESTIVAL INTERNAZIONALE
"AI
CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ"
L'associazione Culturale Punta Giara
sta affrontando il 2003 con uno sforzo organizzativo
che la impegna a fondo già dai giorni successivi alla
conclusione della XVII Edizione del Festival Internazionale
"Ai confini tra Sardegna e jazz". All'invadenza dei
prodotti più dozzinali dell'industria culturale, i Soci
hanno deciso immediatamente di reagire con le idee,
meditate ed elaborate con dedizione e serietà, per offrire
a chiunque sia attratto ed interessato da queste esperienze,
impulsi alla riflessione e momenti di intensa fruizione.
Sulla
stampa quotidiana tornano, tuttavia, a fare capolino
inopinate necrologie. "Il jazz è morto", annunciano,
per altro senza contrizione alcuna, quasi che non riportassero,
attorno alla spessa cornice nera, il nome di quella
che è - non lo negano neppure i necrofori - la più importante
espressione musicale (diremo: artistica) del XX secolo,
ma, tanto per fare un esempio, del charleston o del
cake-walk. Autorevoli esegeti della nostra musica hanno
risposto con sarcastiche considerazioni alla iettatoria
e strampalata comunicazione, ma pare che non ci sia
davvero niente da ridere. Mentre infatti la musicologia
afroamericana trova voce per asserire, senza tema di
smentita, che "in un mondo in cui le culture si incrociano,
il jazz non è una curiosità per quattro patiti strambi,
ma è un fenomeno centrale e paradigmatico della cultura
moderna" (Marcello Piras) - dunque, manco a dirlo, vivo
e vitale - i segnali che vengono dalle istituzioni e
dalle strutture di produzione palesano più di un cedimento
alle lugubri sirene - o viceversa? Si afferma una tendenza
a porre sullo stesso piano tutto e il contrario di tutto,
assecondando logiche di politica politicante o interessi
legittimi non più temperati da qualità e progettualità.
Quest'ultima, in sostanza, viene progressivamente sacrificata
su altari e altarini del clamore e della cagnara, cedendo
brutalmente il passo ad accozzaglie senza capo né coda.
A questo andazzo, l'Associazione Punta Giara non intende
cedere neppure un millimetro del proprio terreno: conscia
di non essere ormai da tempo in buona compagnia, in
panorama regionale dominato dalla bigiotteria pagata
a peso d'oro nella finta distrazione generale, persegue
testardamente, per la prossima edizione del Festival,
le tracce che, per certi versi da sempre, per altri
più recentemente, hanno caratterizzato la storia di
questa iniziativa culturale, premiata quest'anno dalla
stampa internazionale con un riconoscimento che inorgoglisce
a tal punto da commuovere e, perfino, intimorire.
La
Rassegna giunge quest'anno all'"esame di maturità" della
diciottesima edizione. Occasione che la Direzione Artistica
ha intende onorare con un cartellone ragionato e ricco
di spunti artistici e, non di meno, spettacolari, a
dimostrazione che i due aspetti della performance musicale
possono correre sul medesimo binario. L'idea, dagli
esiti fortunati - come ben delineato dalla critica più
attenta - di concentrare l'attenzione del pubblico su
un artista, presentandolo secondo diverse angolature,
viene confermata e, persino, moltiplicata, con la presenza
di musicisti di eccezionale levatura.
Dave
Holland, sommo esponente del contrabbasso jazzistico,
catalizzatore di formazioni apprezzatissime, nonché
compositore e arrangiatore di rinomata sapienza, si
presenta sul palco della Piazza del Nuraghe con tre
"combinazioni". La prima consiste in un organico di
tredici elementi, che salda esperte individualità a
giovani solisti, che ha pubblicato recentemente 'What
Goes Around", lavoro discografico lodato dalla critica
e premiato dal pubblico, che fa emergere le capacità
di scrittura e di guida del leader, nella proposta di
uno swing moderno, di limpida qualità strutturale ed
estrema fruibilità. Un risultato eccellente agevolato
dalle performance di solisti affermati, tra cui, manco
a dirlo, lo stesso capo-orchestra. La cui perizia alle
quattro corde potrà essere apprezzata in pieno nel solo
e nel suo rodatissimo quintetto con Potter, Eubanks,
Kilson, Nelson, formazione tra le più apprezzate nel
panorama contemporaneo, che sa coniugare freschezza
strutturale, impeccabili esecuzioni e vibrante estemporaneità.
Cecil
Taylor, altro artista proposto in molteplici situazioni,
potrebbe essere definito un vero e proprio "mostro sacro"
della musica afroamericana: a torto, per altro. Non
perché non rappresenti un punto nodale imprescindibile
nella comprensione della cultura dei Neri d'America,
almeno dagli anni Sessanta ad oggi: ma perché la sua
musica non sopporterebbe di essere assunta nell'ipotetico
Empireo del jazz e, in esso, cristallizzata, in ciò
assomigliando profondamente a quella di tutti i grandi
di questa forma di espressione, da Armstrong ad Ellington,
da Parker a Davis, da Monk a Coltrane. Il settantenne
pianista newyorkese incarna, in ogni senso, ciò che
può (deve) significare essere artista "d'avanguardia":
in lui, arte e vita coincidono con un'intensità incandescente.
Uomo di profonda cultura e infinita curiosità per tutto
ciò che entri nel suo campo visivo e uditivo, Taylor
ha sempre palesato un'incapacità assoluta di scendere
a compromessi, una coerenza spinta alla massima potenza.
Capofila del free jazz, ha mantenuto un'integrità nel
rapporto con l'ispirazione iniziale pressoché unico
nel panorama della new thing, superandone allo stesso
tempo i limiti, per raggiungere una vitale "classicità":
l'espressione tayloriana si concreta in un flusso libero
e indistinto che, distaccandosi radicalmente dalla esperienza
artistica occidentale - in cui la musica si concepisce
come fatto meramente estetico o di intrattenimento -
fa affiorare esigenze che si collocano all'incrocio
fra corpo e psiche, esperienza percettiva e comunicazione
intersoggettiva. Non più estetica, dunque, ma dimensione
vitale: sequenze furibonde si alternano così a momenti
di acuto lirismo, il dramma si fonde con la serenità,
proprio come in una narrazione esistenziale. Se ne avrà
prova nel piano solo che aprirà l'intervento di Cecil
Taylor al Festival, cui farà seguito la produzione originale
"Free: In The Name Of Father And Son", nella quale sarà
affiancato dal batterista Tony Oxley (partner di Taylor
in innumerevoli occasioni), Sandro Satta, Mathias Netta,
Martin Mayes. Per finire, l'esibizione del quartetto
di Taylor, che ospiterà il pianista Antonello Salis,
musicista che ha manifestato più punti di contatto con
l'universo tayloriano e la partecipazione, come ospite,
d uno dei due concerti dell'Italian Instabile Orchestra
- "contatto" già collaudato da precedenti rendez-vous.
William
Parker, contrabbassista del David S. Ware Quartet (applaudito
nella strabiliante performance della passata edizione
del Festival), intellettuale di punta del down town
della Grande Mela, animatore e ispiratore della cultura
alternativa della metropoli, guiderà un trio, anche
in veste di arrangiatore, in cui figurano altri due
partner del citato quartetto: Mattew Shipp che si palesa
ormai come esponente di vertice del pianoforte jazz,
e il batterista Guillermo E. Brown, cui si aggiunge,
nelle vesti di special guest, la partecipazione di Paul
D. Miller, più noto con lo pseudonimo di DJ Spooky That
Subliminal Kid. Scrittore e musicista, interagisce con
il suono ed elabora sistemi dinamici e trasformabili,
campionando e mixando musica tratta dai suoi vinili
come da mp3, pc, cd, sintetizzatori ed altre fonti sonore.
La contaminazione è chiara e precisa ma non ovvia: la
sua è un'interpretazione che proviene dal rimescolamento
della cultura hip hop e jungle e che dà vita ad una
sofisticata produzione che esalta anche la musica definita
più commerciale, la sviluppa e riconferma, muovendosi
al confine tra arte, telematica, letteratura e naturalmente
musica. Interessato profondamente al dibattito sulla
proprietà intellettuale e sulla relazione differenziata
con la net culture, come anche alla possibilità di espandere
il suono attraverso le macchine, è inoltre legato al
movimento cyberpunk . DJ Spooky si inserisce nelle sottoculture
tribali della metropoli e si unisce idealmente alla
performance come rituale. Influenzato da Fluxus, e non
ultimo dal neoismo, ha al suo attivo partecipazioni
con i Sonic Youth e Iannis Xenakis, Ryuichi Sakamoto,
Butch Morris, Yoko Ono.
Altra
tranche del cartellone: i concerti dedicati alla memoria
di Marcello Melis, pioniere del jazz in Sardegna, nonché
autore che per primo, partendo dalle esperienze del
free jazz storico in Italia, ha posto le basi per il
fecondo dialogo fra la musica popolare sarda e il jazz.
Alla sua figura è dedicato anche il Seminario-Concorso
Internazionale "Marcello Melis" per lo studio e il perfezionamento
della musica jazz, organizzato dall'Associazione Culturale
Punta Giara e che si svolgeranno a Sant'Anna Arresi
dal 25 agosto al 7 settembre 2003. "Italian Instabile
Orchestra Plays Marcello" è il primo degli appuntamenti,
attraverso i quali si tenterà - con esiti da verificare,
partendo ad ogni modo da presupposti di indubbia pertinenza
- di scandagliare l'avventura artistica del contrabbassista
cagliaritano, scomparso prematuramente nel 1994. La
big band è diventata una delle esperienze di maggior
peso e successo del jazz di casa nostra a livello internazionale,
malgrado una inspiegabile sordità della maggior parte
dei festival italiani tradizionali. In questo senso
appare largamente raggiunto l'obiettivo dei suoi iniziatori:
creare un consesso di improvvisatori che del jazz abbiano
amorevolmente metabolizzato non solo il ricchissimo
patrimonio, ma anche e ancora di più la lezione di non
conformismo: musicisti quindi estranei a preoccupazioni
di ortodossia e aperti alle suggestioni più varie. Un'orchestra
con una impronta distintiva, che funzioni da baricentro
per la espressione delle diverse individualità e da
filtro rispetto alla dispersione degli stimoli: un'impronta
spiccatamente italiana. L'ensemble sembra insomma
essere tra i più qualificati per affrontare la musica
(anche attraverso partiture nuove) di Melis: non solo
perché, tra le sue file, militano artisti come Schiano
e Schiaffini che, con il Nostro, animarono il Gruppo
Romano Free Jazz e che, inoltre, hanno dato vita all'ultima
delle incisioni cui Melis abbia partecipato ('Uncaged',
1991), ma anche per le caratteristiche dell'orchestra,
che fa della libertà espressiva e dell'apertura alle
contaminazioni le carte migliori da giocare.
'Angedras',
uno dei lavori discografici più significativi fra quelli
pubblicati da Marcello Melis, sarà preso "in cura" dall'ensemble
Le Lunghe Canne, che torna in attività nel programma
della Rassegna, con un organico modificato e, a dir
poco, rafforzato. Ai "veterani" Sandro Satta (sassofono
contralto), Michel Godard (basso tuba e serpentone),
Paolo Damiani (violoncello) e alla sezione di launeddas
guidata da Carlo Mariani, si associano i chitarristi
Paolo Alfonsi e Marc Ribot, Antonello Salis e il percussionista
indiano Trilok Gurtu (presente anche con il suo trio,
completato da Sanchita Farruque e Celia Reggiani, impegnato
in Renaissance): nuovi ingressi che si annunciano in
grado di apportare novità sostanziali e pregnanti all'ensemble
cui l'Associazione Punta Giara ha conferito il compito
di incamminarsi nei territori "ai confini tra Sardegna
e jazz". L'interazione fra il jazz e la danza è il perno
del progetto "Babaiola" (in sardo, "coccinella"), produzione
originale concepita dal contrabbassista Riccardo Lay,
legato a Marcello Melis dal forte interesse per la musica
popolare isolana e per le possibili interazioni con
i suoni del mondo. Un'occasione che Maia Claire e Joy
Garrison hanno colto al volo: non foss'altro che per
una questione di cromosomi, essendo le due sorelle,
una danzatrice, l'altra cantante - come ben appare dall'illustre
cognome che portano - figlie del grandissimo Jimmy Garrison,
contrabbassista del quartetto-mito di John Coltrane.
Il filo rosso che lega l'idea di Lay è la figura femminile,
nelle sue diverse particolarità: una concezione poliedrica
che ha fatto decidere per una duplice personalizzazione
sul palco del fulcro progettuale.
XVIII
FESTIVAL INTERNAZIONALE
"AI
CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ"
SANT'ANNA
ARRESI
PIAZZA
DEL NURAGHE
DAL
1 AL 7 SETTEMBRE 2003 ORE
21
PROGRAMMA
1
SET. BABAIOLA (Produzione Originale) Maia
Claire Garrison (danza), Joy Garrison (voce), Riccardo
Lay (contrabbasso), Claudio Corvini (tromba), Pietro
Iodice (batteria, percussioni), Francesco Marini (sax
soprano e contralto) "OPTOMETRY" WILLIAM PARKER TRIO
Special Guest D.J. SPOOKY (Esclusiva) Matthew Shipp
(piano), William Parker (contrabbasso), Guillermo E.
Brown (batteria), D.J. Spooky (giradischi, live electronics)
___________________________
2
SET. CECIL TAYLOR SOLO DAVE HOLLAND BIG BAND Taylor
Haskins, Alex Sipiagin, Duane Eubanks (tromba), Robin
Eubanks, Josh Roseman, Jonathan Arons (trombone), Chris
Potter, Antonio Hart, Mark Gross, Gary Smulyan, (sassofoni),
Steve Nelson (vibrafono), Dave Holland (contrabbasso),
Billy Kilson (batteria)
_____________________________
3
SET. "REMEMBRANCE" - TRILOK GURTU TRIO Trilok Gurtu
(percussioni, batteria, voce), Sanchita Farruque (voce),
Celia Reggiani (tastiere) DAVE HOLLAND QUINTET Chris
Potter (sax contralto), Robin Eubanks (trombone), Steve
Nelson (vibrafono), Dave Holland (contrabbasso), Billy
Kilson (batteria)
_____________________
4
SET. DAVE HOLLAND SOLO ITALIAN INSTABILE ORCHESTRA
PLAYS MARCELLO MELIS Partiture originali e arrangiamenti
di Giancarlo Schiaffini e Bruno Tommaso (Produzione
Originale) Guido Mazzon, Pino Minafra, Alberto Mandarini
(tromba), Giancarlo Schiaffini (trombone, basso tuba),
Sebi Tramontana, Lauro Rossi (trombone), Martin Mayes
(corno francese), Mario Schiano (sax contralto, voce),
Daniele Cavallanti (sassofoni), Eugenio Colombo (sassofoni,
flauti), Gianluigi Trovesi, Carlo Actis Dato (sassofoni,
clarinetti), Umberto Petrin (piano), Renato Geremia
(violino), Paolo Damiani (violoncello), Bruno Tommaso,
Giovanni Maier (contrabbasso), Tiziano Tononi, Vincenzo
Mazzone (batteria, percussioni), Clara Murtas (voce).
________________________
5 SET. "ANGEDRAS" - ORCHESTRA LE LUNGHE CANNE
Special Guest TRILOK GURTU e MARK RIBOT (Produzione
Originale) Sandro Satta (sax contralto), Michel Godard
(basso tuba, serpentone), Antonello Salis (piano, fisarmonica),
Marc Ribot, Paolo Alfonsi (chitarra), Paolo Damiani
(violoncello), Trilok Gurtu, Fulvio Maras (batteria,
percussioni), Carlo Mariani, Stefano Pinna, Giuseppe
Orrù, Gianfranco Meloni, Giulio Pala, Renzo Zucca Massimo
Congiu (launeddas)
________________________
6 SET. CECIL TAYLOR NIGHT WITH ITALIAN INSTABILE
ORCHESTRA ITALIAN INSTABILE ORCHESTRA - Special Guest
CECIL TAYLOR
__________________
7 SET. FREE: IN THE NAME OF FATHER AND SON CECIL
TAYLOR QUARTET - Special Guest ANTONELLO SALIS (Produzione
Originale) Tobias Netta (tromba), Martin Mayes (corno
francese), Cecil Taylor, Antonello Salis (piano), Tony
Oxley (batteria)
|